La provincia di Bolzano è considerata da molti un territorio all’avanguardia nel campo della mobilità elettrica. Un progetto europeo indaga gli impatti sul turismo nella regione.
Bolzano, 28 gennaio 2020 – Si è tenuto mercoledì 22 gennaio a Bolzano il terzo workshop sul tema “Strategie di sviluppo per la mobilità elettrica”, organizzato dal progetto Interreg MOBSTER. Il progetto, che vede la collaborazione di attori chiave nei territori transfrontalieri di Italia e Svizzera, punta a migliorare l’offerta turistica di Alto Adige, Cantone Ticino e provincia di Verbano-Cusio-Ossola attraverso la promozione della mobilità elettrica, l’installazione di nuove infrastrutture e l’introduzione di veicoli elettrici innovativi nelle tre aree pilota.
L’evento chiude il ciclo di incontri con i portatori di interesse locali avviato lo scorso ottobre a Bellinzona e Verbania. Al centro della discussione di mercoledì la situazione attuale della mobilità elettrica nel panorama turistico altoatesino, le sfide poste dalla raccolta dei dati relativi ai sentieri e ai flussi turistici, le opportunità di sviluppo dell’infrastruttura, nonché i modelli di business più indicati per favorire l’uso di veicoli elettrici. Durante il workshop sono stati presentati i risultati della ricerca sulle migliori pratiche legate alla mobilità elettrica nelle regioni analizzate dal progetto.
L’Alto Adige presenta una vasta offerta di piste ciclabili urbane e di lunga percorrenza, che vengono utilizzate sia da residenti, sia dai turisti che visitano la regione. Secondo recenti stime, i percorsi ciclabili coprono una distanza di circa 2.800 km, che potrebbe essere raddoppiata nei prossimi anni. L’avvento della mobilità elettrica ha cambiato il modo in cui si vive la montagna: la diffusione delle mountain bike elettriche riduce le difficoltà tecniche e favorisce l’accesso dei turisti a zone finora riservate a pochi. Attraverso una pianificazione strategica dell’infrastruttura sarebbe quindi possibile dare un nuovo slancio ai centri abitati più piccoli e meno frequentati. Diverse baite stanno già iniziando a comprare adattatori per offrire il servizio di ricarica ai turisti.
Nei maggiori centri abitati della provincia di Bolzano è possibile noleggiare auto elettriche, le quali sono però principalmente utilizzate da residenti. I motivi sono da ricercare nel sistema di registrazione non adatto a chi soggiorna nel territorio per un breve periodo e nella cosiddetta “range anxiety”, ovvero la paura che la batteria sia insufficiente a raggiungere la propria destinazione, frutto di una scarsa informazione sul funzionamento dei veicoli elettrici e dell’infrastruttura di ricarica già esistente.
Il workshop ha offerto numerosi spunti di riflessione, dal bisogno di un maggiore allineamento tra le comunità comprensoriali nell’erogazione di investimenti, alle difficoltà (peculiari del territorio altoatesino) dovute alla connessione delle strutture ricettive alla rete di media tensione, fino ad arrivare alle caratteristiche tecniche che dovrebbero avere le colonnine di ricarica al fine di soddisfare al meglio le esigenze dei turisti. Tra le criticità emerse ai tavoli di lavoro è da segnalare la mancanza di un portale che fornisca informazioni esaustive sui percorsi per bici elettriche e sulle opzioni di ricarica disponibilie la necessità di integrare i servizi per il turista con un sistema di pagamento facilitato. Gli input raccolti nel corso della giornata saranno inclusi nell’Atlante delle infrastrutture e del fabbisogno, redatto dai ricercatori dell’Istituto per le Energie Rinnovabili di Eurac Research a sostegno delle attività del progetto.
«Il settore dei trasporti è il singolo maggior contribuente di emissioni di CO2 in Alto Adige. Per questo favorire la mobilità a zero emissioni è un aspetto centrale per raggiungere gli obiettivi climatici» ha commentato il direttore dell’Istituto, Wolfram Sparber. «Il numero di veicoli elettrici che vengono offerti sul mercato è in continua crescita, con prezzi sempre più accessibili. Questo permetterà in futuro di diminuire la necessità e i costi di importazione di gasolio e benzina e di aumentare l’utilizzo dell’energia idroelettrica prodotta in Alto Adige».